La Vita secondo Astro . . .
"Se il vissuto nostro quotidiano non è all'altezza dei nostri sogni, amiamo noi stessi per Vita, giacché Vita non pretende grandi uomini o grandi donne ma la forza di sognare un grande vissuto..."
12 aprile 2011
31 dicembre 2010
Di chi smette di combattere per una donna
Un uomo una volta smise di avere fede nella vita. La sua
speranza si ridusse ad una tenua
nuvoletta di pensieri, che a stento scorgeva nell'orizzonte. Trascorreva
i suoi giorni senza grandi preoccupazioni e senza preoccupazioni non aveva
motivo ne di rallegrarsi ne di addolorarsi.
Un giorno ricevette una lettera. Una lettera inattesa che lo
destò bruscamente dal suo sonno senza sogni.
“Mai possibile” si chiese il
dormiente ”che il timbro su questa lettera mi ricordi di una donna? Possibile
che sia proprio lei a scrivermi? Non sono fuggito abbastanza lontano dal mondo
e anche da lei?”
L’affetto di un’anima – o di un cuore se non si ha fede
nell’anima – nasce come una leggera pennellata di indelebile colore. Si distende
dolcemente sulla tela e rimane impressa.
L’affetto non muore come un fiore. Ne sbiadisce come il
ricordo di una stagione. Semplicemente resta. Finché una proiezione di luce
maestralmente riflessa sulla tela, proietterà in quell’anima - o cuore - un’emozione
di intensità pari solamente al ricordo di una vita quasi dimenticata.
“Conosco ahimè il
dramma del leggere questa lettera. Mi incatenerà mani e piedi. Farà si che mi
inginocchi davanti alla corte della mia stessa misericordia. E contro questa io
non conosco rivalsa.”
La vicenda curiosa di quest’uomo è che si era profondamente
convinto di avere guadagnato il diritto di essere lasciato in pace. Aveva amato
quando il suo cuore era giovane e giovane si innamorò ancora. Spesse volte
amava scoprire quante volte e da quante donne potesse essere amato. Finchè
scopri che il suo metodo da cavalletta
non gli era utile tanto per provare di essere come tutti degno e in
diritto di essere amato, quanto invece di convincersi alla fine che lui nemmeno
conosceva lo scopo dell’amare.
“Noia. A vestirmi. A pettinarmi. A pesarmi. Giudicarmi con
gli occhi degli altri. Addomesticarmi al sociale. Parlare.” “Ho smesso di
volere molte cose perché mi erano vacue e ora mi ritrovo una lettera in mano,
con il timbro che mi ricorda una donna e sotto questa mia appassita pelle scorgo un ricordo, come nutrissi per lei qualcosa di intenso e di indefinito. Sarà mai possibile che la
mano benevola, la luce del miracolo, giunga da lei? Possibile ancora sperare.
Forse che l’amore di una sola donna sia tutta la mia prossima vita?”
Aprì la busta con lentezza e l’avvicinò agli occhi per distinguere bene
le parole. Per leggerle una ad una. Le lesse commosso. Niente gli sembro avesse
più senso di quelle parole scritte da una donna e per lui pensate. Assaporò sincerità
e si nutrì di quanto letto. Appagato come un penitente raccolse la lettera a sé e sentì giungere un sonno guaritore, che forse lo avrebbe condotto a svegliarsi
con nel cuore una speranza.
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Impacciato nei modi
non sa nascondere il suo imbarazzo e fingere la vecchia arroganza. La guarda
davanti a sé e dice piccole sciocchezze. Lei lo comprende molto bene e non dice
molto. Vorrebbe che giunga a intuire da sé che può fidarsi di lei. Lui tenta
ancora di dimostrare che merita quell’amore con cui lo copre:
“Tu sei la mia più grande occasione. Credo che tu mi renda migliore. Tu mi fai venire voglia di migliorare, di essere bravo. E credo di poterci riuscire, con te. Credo di poterlo fare. E se vuoi avere paura va bene, ma abbi paura insieme a me.”
Mente. Appena sarà lontano da lei e potrà correre con le sue
gambe dimenticherà le parole dette, e le promesse che per quello sfuggente
istante è convinto di mantenere, per riconoscenza alla donna che in lui non ha
smesso di credere, alla donna per cui smetterà di combattere.
Allora le sue parole saranno solo e ancora una volta silenzio.
29 dicembre 2010
Aya ha detto...
Aya ha detto...
"Chi è la cerchia delle persone che hanno paura di amare? Non esiste... l'amore come l'odio è un sentimento innato.. nessuno ha paura d'amare...qualcuno forse si...e si arrabbia per questo..."
Cara Aya,
Non dubito delle tue parole. Non dubito della tua convinzione e della buona fede. Non dubito che tu voglia difendermi da me stesso.
Condannare una cerchia di persone è cosa per me inopportuna a meno che non si condanni a sé. Il tempo in cui si condannava al rogo è finito. Nel mondo in cui viviamo ora il rogo lo si chiama povertà di spirito, anestetica coscienza civile, democratica condivisone dei sentimenti. Il rogo del nostro oggi manca anche di ardore e di straziante desiderio di fuggirli. Questo rogo chiamato civiltà lo si è confuso per culla e non molti sembrano avvertire la sopporifera danza delle catene.
Ben vengano quelli che si "arrabbiano per questo" ben vengano gli animi ardenti di essere loro stessi il loro amore e il loro odio. Che si arrabbino e si scuotano di dosso il sonno del nostro vivere. Dicano si e dicano no a gran voce queste cerchie di persone. Che accendino un grande rogo e ci ruotino attorno con danza tribale.
Per me è cosa inopportuna condannare la cerchia dei primi e sarà giorno di gloria congratularmi con gli ultimi.
Sai Aya, non pretendo che mi si legga in molti. Spero solo che i pochi che mi leggano non siano i molti. Non dubito tu sia estranea ai molti ma, dalle tue parole sembra che mi parli come faresti coi molti.
Un uomo invecchio scrivendo bellissime poesie sulla vita, sulla morte, sul'amore, sull'odio, sull'uomo e sulla donna. Non pubblico mai queste poesie. Pensava e credeva che le persone, se in centinaia di anni di civiltà non abbia ancora imparato ad amare, non meriti che glielo si insegni.
Difendere i molti nella speranza che comprendano - un giorno - non è male. E' volgare.
Sputarli addosso lo potrei considerare un nobile gesto per farli arrabbiare e quindi disprezzare. Chissà magari accadrà il miracolo che imparino anche ad odiare, ma ancora non sono degni di essere sputacchiere.
Ancora sono capaci solo di freddo disprezzo.
- Chi ha paura di Amare?
chiese Aya ad Astro
- Chi è capace d'Amore?
gridò Astro alle tombe del cimitero
- Non esiste... l'amore come l'odio è un sentimento innato!
disse Aya
- Se innato che grido a fare nei cimiteri, che forse l'ultimo uomo straziante mi risponda?
chiese Astro ad Aya
- Qualcuno forse si...
risposa aya...
- Che lo si lasci straziare in pace dunque, così che muoia anche l'ultimo uomo che volle cercare Amore nella terra dei morenti. Non guardate più nella sua direzione, di nascosto voglio tenderli la mano. E' cosa risaputa che lo straziato divenne salvatore.ù
frase : Parli come volessi convincere, ma convincere è quando si sa tacere al momento giusto.
"Chi è la cerchia delle persone che hanno paura di amare? Non esiste... l'amore come l'odio è un sentimento innato.. nessuno ha paura d'amare...qualcuno forse si...e si arrabbia per questo..."
Cara Aya,
Non dubito delle tue parole. Non dubito della tua convinzione e della buona fede. Non dubito che tu voglia difendermi da me stesso.
Condannare una cerchia di persone è cosa per me inopportuna a meno che non si condanni a sé. Il tempo in cui si condannava al rogo è finito. Nel mondo in cui viviamo ora il rogo lo si chiama povertà di spirito, anestetica coscienza civile, democratica condivisone dei sentimenti. Il rogo del nostro oggi manca anche di ardore e di straziante desiderio di fuggirli. Questo rogo chiamato civiltà lo si è confuso per culla e non molti sembrano avvertire la sopporifera danza delle catene.
Ben vengano quelli che si "arrabbiano per questo" ben vengano gli animi ardenti di essere loro stessi il loro amore e il loro odio. Che si arrabbino e si scuotano di dosso il sonno del nostro vivere. Dicano si e dicano no a gran voce queste cerchie di persone. Che accendino un grande rogo e ci ruotino attorno con danza tribale.
Per me è cosa inopportuna condannare la cerchia dei primi e sarà giorno di gloria congratularmi con gli ultimi.
Sai Aya, non pretendo che mi si legga in molti. Spero solo che i pochi che mi leggano non siano i molti. Non dubito tu sia estranea ai molti ma, dalle tue parole sembra che mi parli come faresti coi molti.
Un uomo invecchio scrivendo bellissime poesie sulla vita, sulla morte, sul'amore, sull'odio, sull'uomo e sulla donna. Non pubblico mai queste poesie. Pensava e credeva che le persone, se in centinaia di anni di civiltà non abbia ancora imparato ad amare, non meriti che glielo si insegni.
Difendere i molti nella speranza che comprendano - un giorno - non è male. E' volgare.
Sputarli addosso lo potrei considerare un nobile gesto per farli arrabbiare e quindi disprezzare. Chissà magari accadrà il miracolo che imparino anche ad odiare, ma ancora non sono degni di essere sputacchiere.
Ancora sono capaci solo di freddo disprezzo.
- Chi ha paura di Amare?
chiese Aya ad Astro
- Chi è capace d'Amore?
gridò Astro alle tombe del cimitero
- Non esiste... l'amore come l'odio è un sentimento innato!
disse Aya
- Se innato che grido a fare nei cimiteri, che forse l'ultimo uomo straziante mi risponda?
chiese Astro ad Aya
- Qualcuno forse si...
risposa aya...
- Che lo si lasci straziare in pace dunque, così che muoia anche l'ultimo uomo che volle cercare Amore nella terra dei morenti. Non guardate più nella sua direzione, di nascosto voglio tenderli la mano. E' cosa risaputa che lo straziato divenne salvatore.ù
frase : Parli come volessi convincere, ma convincere è quando si sa tacere al momento giusto.
6 novembre 2010
Se sei nessuno
Potrai voltarti indietro o guardare avanti, se sei nessuno, nasconderti tra passati ricordi o dipingerti il volto con future illusioni. Se sei nessuno, puoi dimenticati senza pudore di avere un nome. Potrai deridere la gente quando critica l'idea che hanno di te o deridere te stesso quando a criticare ne sei capace solo tu, se sei nessuno.
Se sei nessuno giochi sotto la pioggia coi mattoni d'argilla con cui hai costruito la tua casetta delle verità, fai del fango con la tua casa in cui per anni hai abitato, ti sporchi come un bambino e fai stelle di pioggia e argilla, invece dei comuni mattoni, li metti ad asciugare sull'asfalto e delle macchine ci passeranno sopra. Tu che sei nessuno ti divertirà la cosa, le stelle sono andate in mille pezzi, a chi importa di una casa fatta di verità, proprio non a te che sei nessuno. Con qualche coccio ti farai una cornice d'argilla e sarà per te la finestra sul mondo. Se sei nessuno saluterai nessuno dalla finestra sicuro che nessuno farà il giro della cornice per rimandarti il saluto.
Se sei nessuno che ti importa della tua donna che si è sposata, della seconda che hai avuto e ti ha tradito, della terza che avresti voluto e ti hanno soffiato, di quella che hai perso e ti ha cercato, di quella che non ha avuto il coraggio della delusione.
Che ti importa del fratello perduto, del miglior amico cresciuto. Tu stesso sei stato amico e sei cresciuto e malgrado questo non hai risparmiato il colpo quand'eri qualcuno, ma ora che ti importa se sei nessuno.
Darti un nome sarebbe come strapparti di dosso la vita e voler infierire sulla tua condotta. Non avrai alcuna morale finché non ti sarà chiamato per nome e nessuno saprà come chiamarti a sé per sporcarti con la sua coscienza.
Sai meglio di tutti che senza nome non avrai vicini e nessuno che allontani da te la solitudine. Nei momenti di tensione i colori della vita sbiadiranno e un solo pennello non basterà per tutti i colori...
Ma tu che sei nessuno, proprio tu mi hai detto che solitudine non è che un'altro colore: cosi come il giorno e la notte sono ognuno a sé un senso alla vita, pure la solitudine non è che una diversa pace dalla confusione.
frase: spesso le prime intuizioni sono espresso a parole, la parola mamma è stata senza dubbio la prima per molti, ma non era che una parola, la mamma invece è ancora la prima intuizione nei confronti di chi ci ha amato per prima.
23 ottobre 2010
Il Senso delle Cose
Non è nulla che apparente illusione ogni mia determinata azione di assoldare e dare corpo militare all'esercito che è il caos dell'anima che accomuna me ad altre infinite vite. Rigore, ferrea volontà, costanza morale... nulla serve più quando si è persa la ragion d'essere, lo scopo ultimo del gioco che è la Vita.
Che sia a malincuore che si sotterra tra le pagine di vecchi peccati il rammarico di una verità comprata con la dannazione o si gioisce di una recente speranza acquisita, ancora una volta nulla può contro il desiderio innato nel cuore mio di voler cedere il passo alla propria umana ingenuità e voler essere tra i pochi uomini che lungo i millenni della storia hanno bruciato se stessi come fili di paglia, per illuminare nel buoi le antiche parole di pietra, scolpite da Colui che ha reso l'uomo d'intelligenza sociale.
Un uomo che ha fatto suo cane domestico la solitudine, trovata abbandonata ai bordi della via. Infiammato tiepidamente cuori d'amore abbandonandone poi il ricordo, taciuto occasioni di gloria, malinteso persone per gentilezza e insegnato il valore dell'ingenuità all'ingenuo.
Una prima verità che mi concedo di avere è l'immaterialità della carne e la realtà dell'essenza spirituale: da questa giungerò a una sensata conclusione. Di certo non affiorerà mai nella mente comune l'idea che essa abbia una valenza positiva più che negativa - se si ha l'intelletto di non confonderla con morali religiose, specie quelle cancerogene monoteiste. La consapevolezza del vivere risiede nello spirito, la concretezza del vivere invece nella carne e da tempo ho smesso di confondere la consapevolezza del vivere con l'esperienza del vivere.
Lo Spettacolo che è la Vita presuppone attori in scena, prove, recite di gruppo, per giungere a una professionalità d'attore. Questo è da sempre stato il traguardo del vivere, stancarsi del palco e fare da spettatori finché non fosse stato di nuovo il nostro turno. Ad alcuni invece capita di nascere spettatori o di diventarlo nel mentre dello spettacolo: perdendo una mano, amputando un piede, ammalandosi... ed è a questo punto, che lo ragione fa leva sullo spirito per ridare un senso alla Vita. Si piange, ci si dispera, si maledice il fato e sempre si arriva alla sensata conclusione: ci si chiede il Perché.
Mi auguro che giunto a questo traguardo non ci si chieda perché della fatale malattia o dell'impossibilità di camminare più, ma del vero Perché?, quello che ha spinto quel qualcuno a domandarsi "Essere o non essere...".
E se quel qualcuno dopo tempo ancora si dispera della sua sfortuna di carne, io rido consolato che ancora è intrappolato nell'illusione che la Vita sia uno Spettacolo e lui non possa più recitare, questa sarà per lui meglio che indovinare la tragedia di Amleto.
Il senso delle cose come prima esperienza è un'innata tensione emotiva di giungere a racimolare valori e principi e avere fede in essi, soppesarli sulla bilancia del vivere comune e quindi distrarsi giocandoci a carte, scambiandoli e vincendo con essi sugli altri. Per molti questa distrazione durerà tutta la vita.
Questo gioco delle carte dei valori e dei principi mi è venuto a noia in questa mia giovinezza, per questo io tra mille tendo lo sguardo immateriale all'essenza dello spirito - al perchè del vivere.
Non abbiate timore a leggere le poche righe che mancano, in esse una nuda donna dalle carni bianche attende per dirvi senza pudore cosa è Il Senso delle Cose:
"tempestosa pioggia di polvere che lentamente nel tempo si sedimenterà in noi, nel tempo farà da pelle al nostro essere e plasmerà la nostra reale carne, la nostra viva illusione del vivere".
frase: un produttore di giocattoli amerà senza menzogna i bambini, se vorrà sinceramente avere successo e ricchezza. Amerà loro prima del danaro, così da poter sfruttare l'amore che palpita vivo in lui. Il senso del suo successo è l'amore sedimentato per i bambini.
20 ottobre 2010
Dell' Amore
Aldilà della semplice natura di questo termine e il sentimento che evoca, aldilà della ragione che riponiamo come uomini e donne in questa idea e aldilà della fede che nutriamo nei confronti di questa verità condivisa, io affermo che l'amore sia perdere il pudore della propria coscienza civile e rinnegare fino all'ultimo se stessi come parte di una collettività, raggiungere oltre ogni misura il ripudio verso chiunque. Affermo che l'Amore solamente in questa maniera risulterà privo di ogni dettaglio meschino come lo sono i timori umani, in primis il timore di amare.
Il mio concetto di amore è posto oltre il velo dell'illusione, del sogno che è la realtà. Lì era posto prima che lo cercassi, li era posto mentre cercando vagavo vanamente nel sogno e lì posto l'ho afferrato una volta che ho smesso di cercarlo. Ho dubitato con coscienza di non esserne parte.
La collettività è forte sul singolo nel diffondere valori, che un singolo ha partorito avendo fede nella propria essenza. La coscienza civile è questo: voler digerire carne cruda come la democrazia e la parità dei diritti, senza averne masticato bene la polpa e ingoiato lo sputo e il sangue. Così è anche per l'Amore, elemosinare un'idea freddamente divulgata senza ustionarsi lo spirito con le fiamme del proprio coraggio nel guardarsi dentro.
Citando il pudore intendo tutto questo. Che un cielo grigio sono tante nuvole che coprono il raggio del Sole e ne oscurano la Luce, mentre un nuvola singola è senza macchia e risplende della Luce del Sole. Non abbiate più il timore di essere oltre voi stessi!
Il ripudio in secondo luogo è la prossima consapevolezza che mi ha condotto a comprendere quanto a lungo ho segregato il dorso del mio cuore, l'Odio. Chi non ha odiato non ha mai amato e chi ha cercato di amare senza questa verità sempre è costretto a mutare il suo timido sentimento in odio, timido anch'esso nella stessa misura. Arrivare a ripudiare chiunque non è l'ultimo traguardo (e io già dubito che molti abbiano la forza di giungere almeno a questo primo traguardo), ma solo una conquista verso se stessi e la propria natura umana. Fare l'amore con il proprio odio io lo definisco complicità, comprensione, consapevolezza interiore, al fine di comprendere l'intimo altrui e aprire finalmente gli occhi sul fatto che, se siamo capaci di odiare con cuore potremmo amare con cuore e così chiunque capace di odiare con cuore è anche capace di amare, con il cuore.
Chi non odia non è migliore, non è un Papa o Santo, è semplicemente un morente nel cuore privo di vita d'animo. Incapace di provare sentimento alcuno e credo nemmeno misericordia.
Inteso questo, smetterete di cercare l'Amore perché ne siete fonte perpetua. Nell'odio imparerete a non biasimare e a capire che l'odio altrui è esso stesso un linguaggio: "io provo qualcosa dentro il mio petto, il mio cuore... batte!".
Lo amerete. E l'amore supererà in distanza e porgerà la mano all'odio.
Se fossi rimasto incatenato alle meschinità fatte agli altri in amore non mi sarei mai confidato questo. Sarei ancora nella cerchia di coloro che rifiutano di ammettere "io temo di amare".
Beato tu singolo che sussurrando partoristi "Amor, ch'a nullo amato amar perdona".
frase: Se dopo volgendoci le spalle odio con cuore il tuo nome e piango, non ti confiderò mai che è solo vergogna di piangere ancora in amore.
9 ottobre 2010
Parliamone...
Sarò sincero fin d'ora sono un arrogante è la mia natura non mi lusinga affatto il senso di umiltà.
Penso di essere nel giusto ad esserlo, perché mai la vita nei suoi limiti deve confinarci entro mura di principi che altri hanno posto prima di noi!
Sarà segno dei dannati o di quelli che presto lo saranno, non nascondo di esserlo. Ora lo sono meno di prima ma questo solo perché ho permesso alla Fede di sgusciare fuori dalla tana dove per mio timore si è protetta e liberare parte dell'ombra che ho disteso attorno alla mia Torre.
Il materialismo è arroganza. Nessuno è immune a questa deduzione, ma, ammettiamo che ci sia un'eccezione alla regola, che l'arroganza materialistica sia un bene a fin di personale libertà. In questo caso e solo questo, ammettendo l'eccezione alla regola, la libertà comprata con il vizio rende l'anima dell'Uomo naturalmente incline a interpretazioni sulla vita eccezionalmente chiare, semplice, ovvie e distinguibili da quelle storicamente false e illusorie.
Un uomo del genere se avrete modo di accostarvisi, e io sono quest'uomo, vi dirà cose simili:
- Il fato, il destino, le coincidenze,...Dio! Non sono che raffigurazione del timore umano di assoggettare se stesso al proprio Ego. Nella misura in cui l'ego tende a idolatrare desiderando la libertà assoluta da ogni vincolo morale, la coscienza collettiva interviene a soccorso dei deboli di spirito, volendo mettere a tacere la voce di quell'innata miscredenza insita nei pochi eletti e ricchi di spirito. La voce che urla roboante a gola secca "ogni umano valore è menzogna e ogni menzogna collettiva è un valore da abdicare".
- Le virtù sono superate, ora non resta che chiamarle vizi e riflette sulla virtù dei vizi.
- L'amore è un allucinogeno, ma anche l'unico miglior rimedio per giustificare la Vita.
- ecc..ecc..
frase: nessuna differenza alberga nelle parole ipocrisia o nobiltà. Bada bene di non confondere il tuo timore di essere nobile con il desiderio di essere un buon animale sociale, questa sarebbe ipocrisia.
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